SAGGIO BREVE SULLA FORTUNA. Bibliografia. Warburg 1905). La questione che interessa Alberti, e gli stessi banchieri fiorentini del XV secolo – così come a quelli dell’Amburgo del XX secolo, del cui milieu Warburg fa parte – è in primis di ordine pratico che si collega però alla relazione tra vita activa e vita contemplativa, un tema che sta particolarmente a cuore agli intellettuale del tempo. 172-173), vediamo una figura femminile messa in fuga dalla vista di una prua nemica, sulla quale si agita audace una vela gonfiata dal vento: si tratta di Ippona, eroina greca annoverata tra gli exempla castitatis dallo stesso Boccaccio perché “nullis adverse fortune tenebris lux possit obfuscari virtutis” (“la chiarezza della virtù non si può oscurare per alcuna avversità di fortuna”, De mulieribus claris LIII). Nello stesso saggio, Warburg sottolinea anche i diversi significati del termine ‘fortuna’ nel contesto delle potenti famiglie di mercanti del Rinascimento, qual è quello della famiglia Rucellai: La parola latina ‘fortuna’ significava allora, come ancor oggi, nell’uso italiano non soltanto ‘caso’ e ‘patrimonio’, bensì anche ‘vento tempestoso’. Risorse per bibliofili, bibliomani e lettori appassionati. La pervasività del divino nella religiosità medievale e l’insofferenza verso ogni forma di autonomia e casualità nel destino dell’uomo mutarono dal profondo l’idea stessa di Fortuna, convertendola in docile strumento del volere di Dio, incaricata di distribuire beni e ricchezze seguendo un disegno giusto, superiore e preordinato. Parimenti, ‘Fortuna con ciuffo’ altro non è che una nuova figura di Occasio, personificazione antica dell’occasione propizia e sfuggente, che, con sembianze maschili, nasce già in ambito greco (Kairòs). Nel Medioevo fu apprezzato come poeta didascalico: Dante lo citò come "Orazio satiro" e lo collocò nel Limbo con i grandi poeti classici, Omero, Ovidio e Lucano. William of Wetheley, Expositio in Boetii De consolatione philosophiae, I, 1. *FREE* shipping on qualifying offers. pp. Scrive Baldassare Castiglione, che frequenta in quegli stessi anni le corti dei Gonzaga e dei duchi di Urbino: “La fortuna, come sempre fu, così è ancor oggidì contraria alla virtù” (, matrimonio fra Francesco I de’ Medici e Giovanna d’Austria, come testimonia la presenza dell’amorino al centro della scena, l’opera si potrebbe più correttamente intitolare ‘Allegoria della, Gloria e Fama in volo, mentre al suo fianco si riconoscono Prudenza (con. Tuttavia, essa ebbe il merito di restituire alla cultura occidentale la conoscenza diretta dei poemi omerici dopo secoli di oblio; inoltre servì da base per le versioni successive, a partire dalla traduzione latina di Andrea Divo e, conseguentemente, per le varie traduzioni in volgare italiano durante il periodo rinascimentale. In ogni modo, il Romanticismo tedesco non espresse su Omero una visione unitaria ma una serie di teorie e di approcci a volte estremi. You just clipped your first slide! Se infatti, come scrive Warburg nel saggio su Sassetti, “avventurarsi nella lotta per l’esistenza significava per Rucellai occupare sulla nave il posto del timoniere” – e dunque appropriata al tipo-mercante è la ‘Fortuna con vela’ – “un condottiero poteva ben immaginare di afferrare la fortuna pei capelli come facile preda del suo pugno ostentatamente aggressivo, [mentre] la mano del mercante doveva afferrare il timone”. critica è un libro a cura di Valentina Prosperi , Federica Ciccolella pubblicato da Edizioni … Aspetti antropologici. La compostezza dell’arte di Guido Reni, che a volte tende a raggelarsi in stilemi precocemente neoclassici, in quest’opera pare felicemente turbata e mossa da quel vento caldo e inquieto che, centocinquant’anni prima, aveva preso a soffiare nella tempesta estetica e rivoluzionaria del Rinascimento italiano. Ruota della Fortuna, miniatura da Imagines secundum diverses doctores, 1424, Cod. Avvolta in panni mossi da un vento imperioso, la figura regge con entrambe le mani una vela, anch’essa gonfiata dal vento. In oltre, non vengono effettuate spedizioni destinate a L'Aquila e Provincia, Sambuca di Sicilia, Torretta, Caccuri e … (Warburg [1907] 1966, p. 232). Per esempio, Rabelais, nella prefazione al Gargantua, chiedeva ai suoi lettori se onestamente credessero che Omero avesse scritto i suoi poemi con in mente tutte le allegorie che Plutarco e molti altri avevano rinvenuto nel testo, spesso a seguito di pesanti forzature. Le quattro immagini seguenti (5, 6, 7, 8) sono tutte illustrazioni di testi che riprendono il tema di una ‘visione allegorica’ di Fortuna personificata, visione già evocata nel testo di Boezio. Fortuna, illustrazione da Theodor De Bry, Emblemata Nobilitatis, Frankfurt 1593. O sarai benevola con me o ti strapperò tutti i capelli. La pervasività del divino nella religiosità medievale e l’insofferenza verso ogni forma di autonomia e casualità nel destino dell’uomo mutarono dal profondo l’idea stessa di Fortuna, convertendola in docile strumento del volere di Dio, incaricata di distribuire beni e ricchezze seguendo un disegno giusto, superiore e preordinato. Lo stesso vale per la Fortuna con vela spiegata, anch’essa derivata da più antiche rappresentazioni, come dea della buona navigazione. Pilato, che rimase a Firenze dal 1360 al 1362, produsse una prima traduzione latina dei poemi omerici. Giovanni, come Boccaccio nella xilografia, è colto infatti nella postura della meditazione, con la mano al volto. Il motto, riprodotto in basso ai piedi della dea rappresentata come una Venere Euploia, con conchiglia e su sfera poggiata sulle onde, recita: "His Fortuna parens, illis iniusta noverca est". Nel Rinascimento la riemersione dell’antico – nella figura della Fortuna con ciuffo, ma anche nella Fortuna con vela – trova un mezzo di espressione e di diffusione particolarmente efficace soprattutto nel genere delle ‘imprese’. Alfonsus, refert ille, rex Aragonum, qui cum fratribus apud Ponzam captus, Philippoque duci Mediolanensium datus, dimissus denique novis se preliis immiscuit, adversamque dominam insecutus, tantum instando perseverandoque fecit, ut victam pudore Fortunam jam in suum favorem revocaverit.] A costoro non si addice l’immagine ‘passiva’ della Fortuna con ruota, ma nemmeno la imago media di ‘Fortuna con vela’. Nel ritratto di gruppo Carlo V, la figura centrale del dipinto, porta sulla propria berretta un’impresa-emblema raffigurante una Fortuna tutta all’antica: nuda, con vela rigonfia, sospesa su una sfera (e per incidens si ricordi che fra le imprese di Carlo V forse la più nota è quella in cui le colonne d’Ercole sono accompagnate dal motto "Plus ultra", in memoria dell’audace e fortunata impresa di esplorazione e conquista che apre all’espansione dell’impero spagnolo sul mare, oltre i confini del ‘vecchio’ mondo). 2642, fol. (Warburg [1907] 1966, p. 232). Giovan Battista Bonini, medaglia di Camillo Agrippa, 1580 ca. Tale motivo venne utilizzato nel Rinascimento secondo due schemi compositivi, chiamati ancor oggi con le diciture storiche dell’epoca: “a griccia” e “a cammino”. anche Tavola 22 e le tavole ‘planetarie’ seguenti). Nell'Umanesimo e nel Rinascimento la sua poesia fu assunta come modello di classicità e anche l' Ars poetica fu un esempio autorevole. Il motto ‘VELIS NOLISVE’ (un palindromo sillabico, leggibile nei due versi) la cui fonte è forse il Somnium de Fortuna di Pio II, ci conduce direttamente, come abbiamo visto, a considerare la tipologia della ‘Fortuna con ciuffo’: questo tipo iconografico occupa il lato destro della tavola, e introduce un approccio alla sorte dell’uomo rinascimentale radicalmente diverso rispetto alla passività dell’uomo soggetto della volubile ruota di Fortuna. Dopo aver tradotto i primi cinque libri dell’Iliade forse per le sue esigenze didattiche, Pilato completò a Firenze la traduzione di entrambi i poemi. OCLC Number: 36885028: Description: 478 pages : illustrations, maps ; 24 cm. [vedi il testo originale della lettera pubblicato in questo numero di “Engramma”]. La Fortuna veniva concepita come nume provvidenziale che distribuiva sia miseria che ricchezza, a seconda dei meriti individuali. Riproduzione del verso della medaglia di Alexander Caymus (1556-1570) con il motto "Optanda navigatio", Milano, seconda metà del sec. (Berlin, Staatliche Museen, Kupferstichkabinett) aut mihi blanda eris, aut omnes tibi crines evellam. I muri erano altissimi, fatti di diamante, il fiume di abissale profondità. 24a, 24b. 2. 21. Questa immagine pare segnare uno scarto rispetto al totale dominio della Fortuna sull’esistenza umana: mentre sullo sfondo la dama-Fortuna punisce uno sventurato personaggio legato a un albero, in primo piano è la stessa Fortuna ad essere scaraventata a terra e percossa a colpi di bastone (secondo una Pathosformel propria dell’aggressione: si vedano la Tavola 5 e la Tavola 41 del Bilderatlas pubblicata in “Engramma”). Nella tavola, nelle prime due file di immagini dall’alto, è occupato da varie raffigurazioni della ‘Fortuna con ruota’. 2. Questi due attributi identificano anche l’impresa della “Fortuna compagna di Virtù” (cfr. La differenza ora consiste nella misura e nelle forme di tale presenza, che nel Rinascimento è sempre più criticamente storicizzata, e perciò né passivamente subita né deformata in utilizzazioni arbitrarie. Cesare Ripa, Iconologia, s.v. In realtà in questa pagina sono illustrate ben quattro ‘Fortune’, il cui disegno è ispirato agli affreschi di Baldassarre Peruzzi nella Sala delle Prospettive della Farnesina. Il senso dell’inserzione può forse essere desunto da un passaggio del saggio su Francesco Sassetti, in cui Warburg riporta una lettera che Marsilio Ficino indirizza a Giovanni Rucellai, nella quale si rinviene la citazione di un passo tratto dal Vangelo di Giovanni che recita: “Non haberes hanc potestatem nisi data esset desuper” (Giovanni 19, 11) (Warburg [1907] 1966, p. 235, n. 2). Oppure, ancora, nel pavimento del Duomo di Siena, opera di Paolo Mannucci a partire da un disegno di Pinturicchio, del 1504-1506 (13), in cui una instabile Fortuna dalle sembianze tutte botticelliane, posta su una sfera e su una nave dall’albero spezzato, volge recisamente le spalle all’erta ‘via della virtù’ percorsa dagli antichi sapienti, e purtuttavia riceve inconsapevolmente le ricchezze disprezzate da Cratete sopra di lei: una scena che pare quasi riprendere il dettato erasmiano dell’Elogio della Follia che abbiamo visto nella seconda immagine incipitaria in tavola (riferita però alla Fortuna con ciuffo). Maestro delle illustrazioni di Boccaccio, Lotta della Fortuna contro la Povertà, da Livre de la Ruyne des nobles hommes et femmes, Bruges 1476. Oppure perché rende l'uomo cieco, innalzandolo nella prosperità, e poi abbattendolo nelle avversità. Other readers will always be interested in your opinion of the books you've read. L’immagine forse più nota di Occasio è però un affresco conservato nel Palazzo Ducale di Mantova, databile ai primi anni del ‘500, di scuola mantegnesca (28). Palat. L’immagine sta forse qui anche a evidenziare ulteriormente la mutabilità di Fortuna “da demone della distruzione in dea elargitrice di ricchezze” (Warburg [1907] 1966, p. 235) e viceversa, come testimonia per altro la figura della ‘parens/iniusta noverca’ nell’immagine posta subito a fianco, sulla destra. Dic rogo quae sis. quique Iovem fecit, tertia palma ego sum. In ginocchio, anche Tempo (con il globo celeste) e Fortuna (con ciuffo e ruota) assistono la Felicità Pubblica, caratterizzata da caduceo e cornucopia (cfr. Al centro della scena un personaggio maschile – forse lo stesso poeta – in posa meditativa, è volto verso Fortuna che ancora si trova in piedi, abbigliata in abiti contemporanei “alla franzese” (Squillaro 2002). Subito al lavoro nel cantiere del nuovo castello, progetta forse anche la controparte fiorentina in città. Pur in equilibrio su una sfera, la dea ha però ‘perduto’ l’attributo della vela, per guadagnare quello delle grandi ali mediante le quali può librarsi sul mondo, riguadagnando così il predominio panoptico sull’esistenza degli uomini che già era proprio della Fortuna con ruota. In tal modo per il mercante che solcava i mari, questi tre concetti separati designavano per contro solo proprietà differenti di quell’unica fortuna-tempesta, la cui mutabilità terrificante e misteriosa da demone della distruzione in dea elargitrice di ricchezze, provocava la restaurazione della sua personalità mitica, naturalmente unitaria, sotto l’influenza di un avito modo di pensare antropomorfico. in alto: il verso raffigurante Fortuna-Occasio, con il motto "Velis nolisve"; Qui Fortuna è rappresentata con un vultus duplex, sia benigno sia malevolo, nell’atto di imprimere il moto alla ruota a cui sono legati, impotenti, diversi personaggi (Squillaro 2002). Crine tegis faciem? Ruota della Fortuna, xilografia da De casibus virorum illustrium di Boccaccio, Bruges 1483. XIII, cod. Sarà invece l’antica figura di Kairòs/Occasio la più adatta a fornire un valido “incoraggiamento al valore intrepidamente attivo”. – Ma – dimmi – che fai? [Cuius opus? Come già accaduto a Virgilio, anche ad Omero fu attribuito il ruolo di precursore delle verità cristiane; più precisamente, Omero divenne la fonte di tutta la sapienza e i suoi poemi furono considerati l’epitome delle conoscenze umane. 3. Ne tenear fugiens. tum ego, quia hic est, inquam, Vegi, qui Fortune vim facit? Cause e caratteristiche di questo processo sono assai complesse e richiederebbero un lungo discorso. Quid rotulae insistis? Sei il più stolto tra tutti i mortali! Nam ardentes minacesque illi erant oculi, facies torva, capillitium multiplex per ora pendulum, manus, credo, centum et brachia totidem, varia vestis et ferrea vox; quibus tamen incederet pedibus vidisse non potui Et dum quid velit pavescens expecto, hec in me defixis luminibus inquit.] Infatti, l’Iliade descrive una guerra “onesta e pia”, in quanto ispirata dalla punizione di un adulterio e della violazione del diritto di ospitalità, mentre l’Odissea è la celebrazione dell’intelligenza umana, del trionfo della civiltà contro la barbarie e della capacità di resistere contro un destino avverso. Fortuna, marchio di stampa dell'editore basileese Andreas Cratander, da una edizione dei Ciceroni Opera, Basel 1528, vol. Nel testo di Boezio, così parla infatti la Fortuna personificata: Questa è la nostra forza, è questo il gioco che continuamente giochiamo: giriamo la ruota rivoltandone l’orbita e godiamo di cambiar posto a ciò che sta più in basso con ciò che sta più in alto, e viceversa. Afferrare il ciuffo della Fortuna è proprio l’atto che si contrappone nel modo più deciso all’atteggiamento passivo nei confronti del Fato, e proprio per il Rinascimento (per es. Ambito: artistico-letterario Destinazione editoriale: giornalino scolastico Titolo: “La fortuna non è un autobus…”Giovanni Boccaccio, narratore e poeta italiano nonché uno dei massimi letterati di tutti i tempi, definisce la fortuna come una forza che muove il mondo, con cui l’umanità è costretta a misurarsi. E mentre stavo spaventato in attesa di sapere cosa volesse, lei mi disse, fissandomi con i suoi occhi luminosi… [Deus bone, quam grandis illi statura, quam admirabilis forma! Nel dipinto di scuola portoghese, inoltre, l’evangelista si volge alla sua visione, ma è rivolto anche verso le grandi imbarcazioni che a vele spiegate si avvicinano alla riva: quasi una raffigurazione allusiva di quelle caravelle che – negli stessi anni in cui viene realizzato il dipinto – proprio dal Portogallo giungono fortunosamente e audacemente nelle Americhe. La Musica nel Rinascimento Gli strumenti del Rinascimento La musica rinascimentale fa molto uso di strumenti a percussione (come tamburi, tamburelli e cimbali), in particolare per accompagnare la danza. [Amat Fortuna parum cordatos, amat audaciores, et quibus illud placet pas erriphthô kubos. 239v (Roma, Biblioteca Vaticana). Da notare che Boezio dice che la fortuna un giorno gli aveva voltato l'ingannevole faccia, nel senso che la fortuna una volta era raffigurata con un doppio aspetto: davanti bianca, dietro nera. 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Quale diverso interesse suscitò Omero nel resto d’Europa? 137, August 2016), vedi il testo integrale della lettera pubblicato in questo numero di Engramma, vedi il testo originale della lettera pubblicato in questo numero di Engramma, De casibus illustrium virorum et mulierum, Tavola tematica sulle figure della malinconia, vedi il testo integrale della lettera pubblicato in questo numero di “Engramma”, vedi il testo originale della lettera pubblicato in questo numero di “Engramma”, vedi il testo originale pubblicato in questo numero di “Engramma”. Si trattava di una versione letterale, che venne molto criticata dai contemporanei per l’assenza di qualsiasi pregio stilistico. Scrive Baldassare Castiglione, che frequenta in quegli stessi anni le corti dei Gonzaga e dei duchi di Urbino: “La fortuna, come sempre fu, così è ancor oggidì contraria alla virtù” (Cortegiano, Dedica, 1). Ancora una volta l’attenzione di Warburg è attirata da quei materiali e supporti liminari, che si collocano tra sapere scientifico e superstizione, tra gioco di corte e quesito esistenziale, tra forme medievali e rinascita dell’antico. 4. 8° tela edit. Innanzi tutto, lo stile omerico era considerato rozzo rispetto a quello dell’Eneide virgiliana, così come Enea incarnava gli ideali di decorum dell’epoca molto più di Achille. Tutto lascerebbe pensare, quindi, che la riscoperta di Omero in Occidente sia avvenuta trionfalmente e in modo lineare: a partire da Leonzio Pilato si sarebbe innescato un processo che avrebbe portato ad un progressivo sviluppo degli studi omerici e, man mano che aumentava la conoscenza del poeta e delle sue opere, ad una sempre più profonda appropriazione. Whether you've loved the book or not, if you give your honest and detailed thoughts then people will find new books that are right for them. Nell’impresa di Carlo V, rispetto alle rappresentazioni ‘alla franzese’ che illustrano i testi allegorici proto-umanistici, Fortuna ha riguadagnato l’aspetto originario della divinità pagana. Mercurio E sebbene camminasse non riuscivo a scorgerle i piedi. Qui mi soffermerò solo su alcuni di essi. Nel montaggio la moneta adrianea sta ad indicare un precedente iconografico antico, indispensabile per comprendere la diffusione in età rinascimentale dell’attributo della vela associato a Fortuna: lo schema iconografico era accessibile nel XV secolo per il tramite delle monete imperiali che circolavano in gran numero, direttamente negli esemplari collezionati dagli umanisti ma anche grazie, per l’appunto, al medium del disegno dall’antico, di cui nel pannello vediamo un esempio. Anche il Rinascimento, non solo italiano, amò la poesia di Ovidio che del resto, per la raffinata evidenza della sue immagini, lasciò tracce anche nella cultura pittorica di tutta Europa. I Della Robbia: La scultura invetriata nel Rinascimento (Due Volumi / Two Volumes!) Now $204 (Was $̶4̶4̶8̶) on Tripadvisor: Viva Wyndham Fortuna Beach - An All-Inclusive Resort, Grand Bahama Island. La prima immagine (5) è tratta da un manoscritto che contiene una volgarizzazione francese dell’opera (Cas des nobles hommes et femmes), databile al 1450 e conservato a Londra. La magia naturale nel Rinascimento. Due biografie di Omero attribuite ad Erodoto e Plutarco e due orazioni di Dione Crisostomo fornivano abbondante materiale introduttivo per le lezioni. 29. Sono la dea che fa penare. Un posto tutto particolare nell’argomentazione warburghiana sulle imprese spetta alla focalizzazione sulla committenza Rucellai, che come abbiamo visto compare come protagonista della terza immagine incipitaria della tavola, in riferimento alla comparsa di ‘Fortuna con vela’. Nel Rinascimento la scelta degli strumenti necessari all'esecuzione di un brano non era fatta dall'autore del brano stesso, come avverrà in seguito nel periodo Barocco e nel Romanticismo, ma era fatta dai musicisti al momento dell'esecuzione, in base al luogo, al numero dei musicisti e … L’uso dell’allegoria, se da un lato giustificava e incoraggiava lo studio dell’epica omerica in un contesto cristiano, dall’altro, come ha acutamente osservato Robert Grafton, costituiva un ostacolo alla comprensione dell’Omero autentico. Tra sacro e profano: la Fortuna in epoca medievale. E habiando trovato el dito Re e lo te insegnera ali segni de la Sorte de dadi e li trage con tre dadi e toli li trati ponti e circha in lo presente segno le quantitade deli trati ponti li site insegnera a la specie de li pianeti a trovare lo presente fiume. La giusta prudenza nei confronti di Fortuna, consigliata dagli autori medievali e dallo stesso Ficino a quanti, come Rucellai, “aspiravano istintivamente e consapevolmente, con una speranza ancora imperturbata, a raggiungere uno stato nuovo, medio di salvezza, a egual distanza dalla ascesi monastica rifuggente dal mondo, come da una millanteria di questo affermatrice” (Warburg [1907] 1966, p. 238), sfugge a quanti affrontano la sorte con un atteggiamento di violenza e con una velleitaria, muscolare, intenzione di padronanza. Nell’illustrazione, la ruota stessa include la personificazione di Fortuna bendata con i lembi della propria veste e seduta sul trono a governare le sorti dei personaggi posti in bilico sulla circonferenza. Quale considerazione fu riservata alla poesia omerica nel discorso culturale umanistico italiano? In tavola è presente però anche un’ultima immagine di ‘Fortuna con vela’, in una incisione dal Triompho di Fortuna del ferrarese Sigismondo Fanti, stampato a Venezia nel 1527 (20; si veda un estratto dal Prologo dell’opera). all’uomo] anchora dato il libero arbitrio, et la conoscenza delle cose con la perfettione dell’intelletto lo quale il buon calle dal rio chiaramente potesse discernere, acciocchè, egli l’uno de gli dui qual più gli fosse in grado prendere, addotollo alla chiarezza di diversi mali accidenti et casi che ogni giorno vediamo intervenire, i quali sono innumerabili, come il libro presente detto TRIOMPHO DI FORTUNA, apertamente manifestarà, et per le virtudi di quelle et conoscimento potessero venire a laudabile frutto et perfettione, si come le grandi, et altre scritture meravigliosamente parlano, Io Sigismondo Fante (Beatissimo Padre) [...] indegno mathematico in quanto che nostro sapere nulla veramente essere istime in rispetto et in comparatione dello intendere gli alti et profundissimi secreti della natura [...] proposi, Deo concedente, di comporre multi volumi li quali di diverse scienze lucidissimamente attratare havessino [...], et fra gli detti volumi compilare proponessemo questa presente opera intitulata non senza cagione TRIOMPHO DI FORTUNA, imperho che tal nome messo a studio, sì come anchora l’opera e fatta ad arte, della quale nella primiera faccia, vostra BEATITUDINE non puoco si prendera di maraviglia, conciosia cosa che quella essa leggendo non altro vedere che la verita col falso mescolata: et questo feci, considerando che ciascuna cosa tiene il suo opposito, cosa in questo secolo forse più che in alcun’altro sopra noi stato bisognevole da sapere, il che leggiadramente il nostro LIBRO dimostra”.