[106], Nell'"Operetta morale" Dialogo di Plotino e Porfirio, la lunga discussione tra i due filosofi antichi sul suicidio si conclude con l'affermazione che la scelta di uccidersi dev'essere rifiutata in quanto questo gesto aggiungerebbe un ulteriore motivo di sofferenza agli amici del suicida, i quali, come tutti gli uomini, devono già patire tanto dolore. e ancora, accusando di ipocrisia il cristianesimo: «Si può osservare che il Cristianesimo, senza perciò fargli nessun torto ha per un verso effettivamente peggiorato gli uomini. [59] Questi ragionamenti trovano spazio anche nelle Operette e nello Zibaldone[60]: «Tutto è male. [52] Queste considerazioni che affiorano nella prima fase del pessimismo cosmico, al quale tutte le creature sono più o meno inconsciamente soggette, come una semplice legge naturale di cui l'uomo è vittima, si possono trovare nelle Operette Morali per quanto riguarda la prosa, e in poesia nei Grandi idilli. Housman). [2] Il pensiero di Leopardi. Quest'ultima fase del pessimismo leopardiano è chiamata pessimismo eroico poiché l'uomo afferma orgogliosamente ed eroicamente la propria dignità, insieme con i propri simili. Questo, nei confronti del lettore, dovrebbe stimolare un forte senso di immaginazione, dominata da un paesaggio surreale. Che Leopardi sia poeta nessuno l’ha messo in discussione. [28], Come per Pietro Verri, il piacere più vero, a cui poi subentra la noia, è la semplice cessazione del dolore. Poiché, grazie alla facoltà immaginativa, l'uomo può figurarsi piaceri inesistenti e figurarseli come infiniti in numero, durata ed estensione, non bisogna stupirsi che la speranza sia il bene maggiore e che la felicità umana corrisponda all'immaginazione stessa. [18][21], L'immagine della Natura buona e madre benefica (poi sostituita dalla Natura matrigna), dell'uomo naturale come incontaminato, tendente al buono e dotato di un'immaginazione che lo consola, è mutuata dalla visione di Jean-Jacques Rousseau (in particolare Emilio o dell'educazione, Discorso sull'ineguaglianza e Discorso sulle scienze e le arti, ma anche il Rousseau memorialista e sentimentale, come ne Le fantasticherie del passeggiatore solitario, Le confessioni o La nuova Eloisa). Nel 1803 l’amministrazione dei beni familiari è tolta al padre, che si ritira quindi in una velleitaria attività di letterato dilettante, e passa nelle mani della … E credo che le armi del ridicolo, massime in questo ridicolissimo e freddissimo tempo, e anche per la loro natural forza, potranno giovare più di quelle della passione, dell'affetto, dell'immaginaz. E l'infinita vanità del tutto.». Lovecraft[69] (che pure probabilmente non conosceva l'opera leopardiana), improntata al pessimismo cosmico, al materialismo e al malteismo: come la Natura e l'Arimane di Leopardi, le divinità lovecraftiane sono crudeli o insensibili; e con il pensiero filosofico di Eduard von Hartmann. Il pensiero di Giacomo Leopardi Il pensiero di Leopardi, che sta alla base della sua produzione letteraria, è molto complesso, e proprio per questo può essere considerato una vera e propria filosofia, anche se egli non ha scritto dei trattati simili a quelli dei grandi filosofi. consideri la pena dell’esilio, usitatissima e somma presso gli antichi, ed ultima pena de’ cittadini romani; ed oggi quasi disusata, e sempre minima, e spesso ridicola. [19] L'infelicità dell'uomo è dunque un prodotto della ragione moderna, e per Leopardi le epoche passate sono migliori di quelle presenti. [125] Alcuni versi e alcune scelte stilistiche dell'Ognissanti, frammento manzoniano del 1847, sono stati messi in contrapposizione con l'immagine della Ginestra[126]: il fiore di Leopardi simboleggia l'eroismo senza speranza finale, mentre quello di Manzoni spera sempre l'intervento finale della Grazia risolutrice, nelle vicende storiche (la provida sventura) ed oltre. La contraddizione tra panteismo e nullismo, tra «filosofia del sì» e «filosofia del no»,[100] tra anelito alla vita e disillusione, era del resto ben presente allo stesso Leopardi, e si riflette nel contrasto tra il sentimento che affiora nella sua poesia, spingendolo a credere nelle «illusioni» e lusinghe della natura, e la razionalità presente nelle sue riflessioni filosofiche che invece le considera vane, negando ad esse qualunque contenuto ontologico. [155], Non è possibile identificare nei Canti una poetica unitaria, ma piuttosto l'evolversi di linee diverse, spesso compresenti, legate in modo non rigido ma dinamico all'evolversi del pensiero leopardiano.[159]. [98] Secondo Anna Clara Bova, ad esempio, Leopardi «affronta nella sua complessità il problema di una spiegazione dell'animazione, e cioè della vita, in quanto differente dall'esistenza inorganica, misurandosi così fino in fondo con il vitalismo romantico».[99]. Oggi l’esilio non si suol dare veramente per pena, ma come misura di convenienza, di utilità ec. In questo dialogo la Natura si mostra del tutto indifferente alla sofferenza dell'uomo, che è soltanto un elemento del ciclo universale di produzione e distruzione. Vita di Leopardi: l'infanzia e la giovinezza, la famiglia, le città in cui visse, difficoltà, amicizie e amori…, Pensiero di Leopardi: pessimismo e teoria del piacere, Giacomo Leopardi: la vita, le opere, il pensiero. Il materialismo in Leopardi si alimentò in realtà già da quando, giovanissimo, si diede a coltivare le scienze, in particolare l'astronomia, oltre alla fisica e alla chimica. Introduzione al pensiero filosofico di Giacomo Leopardi. Ma la materia stessa niuno incominciamento ebbe, cioè a dire che ella è per sua propria forza ab eterno. Pur ritenendo la morte migliore della vita,[3][4][5][6] egli non rinuncia tuttavia alla speranza e alla solidarietà,[7] anche per la tematica tipicamente romantica della morte eroica contro il fato e la natura «matrigna»,[8] e quindi in un certo senso, paradossalmente, all'amore per la vita e per le illusioni dell'arte e della poesia.[9]. [38] Nonostante ciò, anche se consolarsi con le illusioni si può e si deve, per Leopardi nella vita moderna è preferibile l'"arido vero" piuttosto che le "favole", in quanto il mondo moderno è troppo degradato rispetto all'antico. Leopardi considera la natura come una matrigna crudele e indifferente ai dolori degli uomini, una forza oscura e misteriosa governata e da leggi meccaniche e inesorabili. Domande e risposte su Leopardii per la preparazione ad una interrogazione/compito in classe. Eppure io così la penso. [152], Seguendo il monismo materialistico, con qualche distinguo, Leopardi identifica nella materia l'unico vero essere dell'universo, ma vi contrappone il non-essere: è il nulla la condizione ideale, la miglior scelta in quanto riflusso nella vita cosmica, la vera "cosa arcana e stupenda". Omai disprezza Contraddizione evidente e innegabile nell’ordine delle cose e nel modo dell’esistenza, contraddizione spaventevole; ma non perciò men vera: misterio grande, da non potersi mai spiegare, se non negando (giusta il mio sistema) ogni verità o falsità assoluta, e rinunciando, in certo modo anche al principio di cognizione, non potest idem simul esse et non esse. [55], «Amaro e noia / La vita, altro mai nulla; e fango è il mondo.», Il critico tedesco Karl Vossler parla di una "religione del Nulla" a proposito del pessimismo di Leopardi, cioè di un atto di fede nel Nulla. Imperocché se dal vedere che le cose materiali crescono e diminuiscono e all'ultimo si dissolvono, conchiudesi che elle non sono per sé né ab eterno, ma incominciate e prodotte, per lo contrario quello che mai non cresce né scema e mai non perisce, si dovrà giudicare che mai non cominciasse e che non provenga da causa alcuna. E conchiudo che senza amor nazionale non si dà virtù grande.». Personalmente, sostengo che si tratti del maggior pensatore della filosofia contemporanea. ), privo quindi di ogni validità generale. Filosofia e Poesia in Giacomo Leopardi di Giulio Moraca Così parlò Zarathustra è infatti un poema filosofico. [105], Nell'ultima fase della sua meditazione il poeta rivaluta la ragione, (seppur fonte di infelicità) come l'unico bene rimasto agli uomini che consenta loro di conservare nelle sventure la propria dignità, e anzi, inducendoli a unirsi in fraterna solidarietà, li aiuti a vincere o almeno attenuare il dolore. [143], «[Leopardi] non crede al progresso, e te lo fa desiderare; non crede alla libertà, e te la fa amare. La rimembranza è presente anche in altre opere di leopardi, come lo stesso titolo Le ricordanze o nell'incipit di A Silvia. Inizialmente, Leopardi non veniva mai considerato un filosofo a causa della carenza di sistematicità, di coerenza e originalità nel suo pensiero. Analogamente, ciò che è presente e vicino viene considerato meno poetico di ciò che è lontano nel tempo o nello spazio. Leopardi negò sempre la corrispondenza tra vita e filosofia. ec. Kierkegaard, Soren - Vita e pensiero filosofico. 1781. ch. La vecchiezza è male sommo: perché libera l'uomo di tutti i piaceri, lasciandogliene gli appetiti; e porta seco tutti i dolori". Ma il pessimismo, che troppo spesso si attribuisce a Leopardi è di fatti solo un’etichetta, Già si avvicinerebbe di più a definire il suo pensiero un concetto come quello di nichilismo – ma in senso filosofico, non emotivo. Il pensiero e la poetica di Giacomo Leopardi sono caratterizzati dal pessimismo, l’aspetto filosofico che caratterizza tutto l’evolversi delle idee e degli ideali del poeta e filosofo italiano, assumendo nel tempo connotazioni diverse. E io amo e vivo e voglio vivere. il cui straordinario amor patrio è ben noto ec. La ragione ha però scoperto che la felicità non può essere appagata data la finitezza dell'uomo e la precarietà della sua esistenza. [18] Gran parte della sua poesia fa uso di parole e aggettivi molto evocativi, secondo la poetica, esposta nello Zibaldone, del vago e dell'indefinito. La fiducia in Dio è il punto di distacco del pessimismo leopardiano da quello di Alessandro Manzoni, cattolico liberale sui generis e in disparte rispetto agli ideologi ottimisti. Queste sensazioni, in un primo momento potrebbero suscitare gioia, ma in realtà fanno rivivere al poeta momenti di profonda malinconia, avendo la consapevolezza che tali gioie non è più possibile riviverle come da fanciullo. Dunque, conclude Plotino, "andiamoci incoraggiando, e dando mano e soccorso scambievolmente, per compiere nel miglior modo questa fatica della vita". Sia pur quanto volete ridente. Tuttavia è innegabile un nesso tra la malattia fisica e il pessimismo: a parte l'invocazione alla morte come fine della sofferenza, Leopardi afferma che per tutti gli uomini la vita è fondamentalmente dolore, e che la felicità possibile è fuggirlo. Anche nella fase successiva, Leopardi esprime comunque stima per il pensatore ginevrino, specialmente per l'introspezione e la tendenza alla meditazione solitaria[22][23], ma ogni idea di "buon selvaggio" - ormai percepito come "bestione vichiano" - verrà abbandonata, sulla scia di Voltaire. Quella pianta ha troppo caldo, questa troppo fresco; troppa luce, troppa ombra; troppo umido, troppo secco.(...) Basta considerare l'effetto che produce sopra i lettori della storia il carattere dei principi cristiani scellerati in comparazione degli scellerati pagani, e così dei privati, dei Patriarchi, Vescovi, e monaci greci (V. Montesquieu Grandeur ec. Caratteristica del poeta è l'essenzialità del linguaggio che, con rapidissime immagini e sapienza ritmica e sintattica, crea brani di straordinaria suggestione. Riassumere il pensiero di Giacomo Leopardi in pochi minuti sarebbe assolutamente impossibile. vissuto affettivo personale: profondi scambi e amicizie con intellettuali, e complesse frequentazioni con il mondo femminile (Geltrude Cassi Lazzari. I rimedi alla noia, secondo Leopardi, sono il sonno, l'oppio e il dolore stesso, oltre che l'arte, il perdersi nel mare infinito del proprio pensiero (o in un istante senza pensiero alcuno). Cioè tutto quello che è, è male; che ciascuna cosa esista è un male; ciascuna cosa esiste per fin di male; l’esistenza è un male e ordinata al male; il fine dell’universo è il male; l’ordine e lo stato, le leggi, l’andamento naturale dell’universo non sono altro che male, né diretti ad altro che al male. [...] È scettico e ti fa credente; e mentre non crede possibile un avvenire men triste per la patria comune, ti desta in seno un vivo amore per quella e t'infiamma a nobili fatti.», Il pensiero filosofico di Leopardi, pressoché ignorato o screditato dai suoi contemporanei, ha avuto diverse ricezioni, spesso oscurato dalla sua grande lirica con cui però costituisce un unicum. [62], A differenza di Schopenhauer, che si ispira a Kant e Platone e agli aspetti superficiali del buddhismo (ignorandone la parte religiosa), Leopardi nascerebbe filosoficamente dagli stoici, dai cinici, dall'illuminismo materialista, dal pessimismo greco e dall'epicureismo pessimista di Lucrezio: la legge meccanicistica dell'universo lucreziano sarebbe quindi l'origine vera del pensiero leopardiano più nichilista. Leopardi reputa proprio la sofferenza la condizione fondamentale dell'essere umano nel mondo, arrivando perfino a dire che “tutto è male”[46]. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura, pag. «La fragilità e la grandezza dell’uomo nella visione filosofica di Seneca», pubblicato sul sito di Arianna Editrice in data 01/02/2012, e «Seneca e l’idea di progresso» pubblicato su «Il Corriere delle Regioni» il 02/03/2015). [14][87] In essa tuttavia ridicolizza anche il progressismo materialista dell'Ottocento: «Dipinte in queste riveSon dell'umana genteLe magnifiche sorti e progressive.Qui mira e qui ti specchia,secol superbo e sciocco,Che il calle insino alloradal risorto pensier segnato innantiabbandonasti, e, vòlti addietro i passi,del ritornar ti vanti, e procedere il chiami[88]», «Il Cristianesimo è un misto di favorevole e di contrario alla civiltà, di civiltà e di barbarie; effetto dell’incivilimento, e nemico de’ suoi progressi 1. come lo sono tutte quelle opinioni ec. Questa contrapposizione emerge, ad esempio, nel canto La sera del dì di festa e, con qualche incrinatura[15], nella canzone Ultimo canto di Saffo. In che opera, per chi, per qual patria spenderò i sudori, i dolori, il sangue mio?». «Ah, non avveleniamo la dolcezza che ci resta / Mi sembra di vedere dei forzati in una cella funesta / Che pur potendo soccorrersi, l'un contro l'altro accaniti / Si combattono con i ferri da cui sono incatenati.» (Voltaire, Esso sarà un tema ripreso da esistenzialisti come, «C'è del malsano in quelle prose e in quelle palinodie e paralipomeni, e lo stesso De Sanctis fu tratto a parlare del, Rivolto a Capponi, parla di Leopardi riferendosi a lui come "il Gobbo", "conte crostaceo", "pipistrello", "colui che ha il genio del Tasso in fondo alla gobba", "bestemmiatore" e "negatore di Dio e della bellezza del Cristianesimo", ecc. ec. Sia nella più mite stagione dell’anno. 23 relazioni. Quanto più la materia del ridicolo è seria, quanto più importa, tanto il ridicolo è più dilettevole, anche per il contrasto ec. Il suo pessimismo ha una matrice filosofica nel materialismo del Settecento derivato dal razionalismo dell'Illuminismo, oltre che nelle sue riflessioni personali. Nel culmine del suo pessimismo Leopardi, raggiunto ormai il nichilismo, scrive anche un inno al Male, l'Inno ad Arimane (ca. Esse possono essere seguite attraverso le pagine dello Zibaldone e si manifestano con evidenza nei testi letterari, come i Canti e le Operette morali. In questa pillola ci limiteremo quindi a dare degli accenni del pensiero filosofico e letterario dell'autore, cercando di capire in che modo - e perché - cambi negli anni e come si manifesti all'interno delle opere. Anche le illusioni di Patria, poesia eternatrice e gloria, cantate dal Foscolo nei Sepolcri e nelle Grazie, rimangono tali e non servono più al poeta per sentirsi parte della storia e di un progetto, non danno più un senso alla vita, anche se Leopardi ne sente comunque il richiamo[20], proprio come quello dell'amore. ec. Come certe esperienze personali di rapporti di lavoro sviluppano nel proletario una consapevolezza particolarmente intensa del carattere classista della società capitalistica (quel «senso di classe» così difficile ad acquisire per l'uomo di sinistra di origine non proletaria), così la malattia contribuì potentemente a richiamare l'attenzione del Leopardi sub rapporto uomo-natura. Il torto dei cattolici alla Tommaseo, dei positivisti alla Sergi, degli idealisti alla Croce non sta nell'aver affermato l'esistenza di un rapporto tra «vita strozzata» e pessimismo, ma nel non aver riconosciuto che l'esperienza della deformità e della malattia non rimase affatto nel Leopardi un motivo di lamento individuale, un fatto privato e meramente biografico, e nemmeno un puro tema di poesia intimistica, ma divenne un formidabile strumento conoscitivo. Nonostante che negli ultimi tempi il pensiero filosofico di Leopardi sia andato incontro ad una consistente rivalutazione, rimaniamo tuttavia ancora ben lontani dal comprendere la sua eccezionale potenza e radicalità. Ne' miei dialoghi io cercherò di portar la commedia a quello che finora è stato proprio della tragedia, cioè i vizi dei grandi, i principii fondamentali delle calamità e della miseria umana, gli assurdi della politica, le sconvenienze appartenenti alla morale universale, e alla filosofia, l'andamento e lo spirito generale del secolo, la somma delle cose, della società, della civiltà presente, le disgrazie e le rivoluzioni e le condizioni del mondo, i vizi e le infamie non degli uomini ma dell'uomo, lo stato delle nazioni ec. dell'eloquenza; e anche più di quelle del ragionamento, benché oggi assai forti. che fissano lo spirito umano, e gl’impediscono di progredire, conforme hanno sempre fatto i sistemi ec. Il pessimismo è "cosmico" perché il dolore colpisce ogni essere vivente, comprese piante e animali: «Entrate in un giardino di piante, d’erbe, di fiori. La natura fornisce tale facoltà all'uomo come strumento per giungere non alla verità, ma ad un'illusoria felicità. Leopardi ha composto prevalentemente opere liriche, legate alle varie fasi del suo pensiero, che invece è stato espresso più chiaramente nelle opere in prosa. Pertanto gli individui migliori e nobili sono quelli che soffrono di più per la miseria della condizione umana. Là quel giglio è succhiato crudelmente da un’ape, nelle sue parti più sensibili, più vitali. [18][19][26][27][39] [73] Riteneva inoltre che l'amor di Patria, già difficile in un paese dalla storia così antica e frammentata, non poteva per natura estendersi a dimensioni più ampie e artificiali come quella europea: «La patria moderna dev'essere abbastanza grande, ma non tanto che la comunione d'interessi non vi si possa trovare, come chi ci volesse dare per patria l'Europa. Cfr. [102], Sul tema della contemplazione della vitalità dell'universo sono state rilevate analogie anche col poeta romantico inglese Percy Bysshe Shelley,[103] il quale affermava l'esigenza di «sollevare il velo che nasconde la bellezza del mondo» dando voce alla poesia,[104] per riuscire a placare il proprio animo tormentato. Come Foscolo, Leopardi pensa che la religione cristiana abbia spinto l'uomo a disprezzare la vita, ma si spinge poi oltre, poiché la Chiesa, vietando il suicidio (che comunque Leopardi non approva per motivi "solidaristici") ha spinto l'uomo a temere la morte, che invece, nella visione pessimistica, libera l'uomo sofferente da tutti i mali.