Li pongono allora a confronto, facendo in modo che con questo pretesto il Mora venisse a conoscenza di quello che avrebbe dovuto confessare. Download Full PDF Package. Regolamento derivante dal fatto che molti imputati sotto tortura si assumevano le colpe di delitti non commessi solo per sottrarsi alle sofferenze. Per rendere più legale questa offerta, si fece riferimento a una grida del 18 Maggio, che prometteva impunità a chiunque avesse rivelato informazioni sulle unzioni. This paper. In this essay, all the references to Ipromessi sposi and Storia della colonna infame will be made to the Nigro's edition, which will be abbreviated as PS/CI. Vedremo poi, in ultimo, come Dareus Prossemica. Il Mora incalzato sostenne che Piazza aveva ricevuto dei soldi anche da “un non so chi”. Le condanne rimasero, tuttavia la colonna infame fu demolita nel 1778 e nel 1803 si costruì una casa in quello spazio, demolendo il cavalcavia dal quale Caterina Rosa aveva visto il fatto. giudici per proferir due condanne, vedremo ora come lavorassero e riuscissero, per. La signora Ottavia Bono l’aveva visto da quando era entrato nella strada, ma non l’aveva visto toccare muri, sembrava scrivesse. (era una prova della sua frode e voleva distruggerla). Come viene coinvolto? Basandosi sulle deposizioni del Piazza, che aveva deposto su promessa di impunità, non avrebbero potuto avere un pretesto per torturare il Mora. Piazza ritrattò, dicendo che aveva ricevuto denari da un banchiere; tuttavia non sapeva chi avesse nominato Piazza e nominò Girolamo Turcone. Quale cagione fu addotta all'unzione dal Mora? He carried a paper on which he appeared to be writing, and from time to time he drew his hands along the walls. La necessità di interpreti ha caratterizzato la storia umana, inoltre questa condizione è succeduta a una peggiore. Andava rasente al muro perchè pioveva, ma la signora Caterina riteneva che avesse scelto un giorno di pioggia per diffondere di più il morbo. Oltre alla copia stampata ce n’è una manoscritta, ricca di postille dell’avvocato difensore; questa copia appartine al conte Pietro Verri, ma suo figlio il conte Gabriele l’ha concessa a Manzoni per informarsi. I giudici di questo erano meno convinti. Storia della Colonna Infame/5 «Così eran riusciti a parlargli dell’imputazione, senza doverla discutere; non per cavar dalle sue risposte i lumi necessari all’investigazion della verità, non per sentir quello che ne dicesse lui; ma per dargli uno stimolo potente a dir quello che volevan loro». In questo modo erano anche indirettamente riusciti a rivelargli l’imputazione. Queste voci arrivarono anche al Senato, che ordinò al capitano di giustizia di prendere informazioni, partendo già dal presupposto che l’unzione ci fosse stata. La bugia dell’imputato era considerata un indizio per la tortura, purchè avesse a che fare col crimine e fosse provata o da due testimoni, o da una confessione. Tuttavia la confessione non era valida se non era espressa la vera ragione del delitto. Furono fatte ricerche, nessuno sembrava conoscerlo. Giorgio Gaslini. (Masca). Mora affermò che anche Piazza aveva ricevuto denaro, ma non sapeva da chi. In realtà le autorità erano alla ricerca di un capro espiatorio per fare contenta la popolazione, trovarono i colpevoli di un delitto che non c’era ma che si voleva. Negò di conoscere la strada e l’osteria dove Mora aveva detto di averlo incontrato e negò di conoscere anche Don Pietro d Saragozza. I due fecero stendere ai religiosi delle ritrattazioni di tutto ciò che avevano detto durante la tortura. Mora conferma l’esistenza di questa persona, ma non dice chi sia. Oltre a un grave danno al buongusto, il protagonista della Storia della Colonna Infame, che abbiamo appena incontrato, si muove in clima di peste. Verri dice che le accuse a Padilla furono smentite da tutti tranne che da Mora, Piazza e Baruello, due mossi a mentire dall’impunità, uno dalla tortura. Era stato assolto il presunto capo, mentre i presunti complici erano stati condannati: assolvendo il capo hanno praticamente ammesso di aver ucciso degli innocenti. Inizialmente si lasciava la decisione se la tortura si potesse utilizzare oppure no all’arbitrio, al potere discrezionale del giudice. Il 23 Padilla si andò a costituire. Infatti, l'autore sostiene che l'obiettivo di questi scrittori era quello di ridurre il potere discrezionale dei giudici nell'applicazione delle leggi; in particolare, essi si lamentavano per l'eccessiva crudeltà utilizzata nella tortura e per la facilità con cui i rei venivano torturati, pur trattando minuziosamente delle varie tipologie di tormenti (spesso con molta tranquillità), del numero delle volte che gli spasimi potevano essere ripetuti e della durata dei tormenti stessi. Il figlio Gaspare non calunniò nè se stesso nè altre persone; lo torturarono ma non disse niente. Anche ai giudici parve strana la relazione tra il barbiere e il commissario spagnolo, così chiedero a Mora chi fosse l’intermediario: nominò Don Pietro di Saragozza, almeno questo personaggio inventato. A entrambi furono poi comunicati gli atti, gli vennero dati 2 giorni invece di 3 per presentare le difese e asseganti avvocati d’ufficio; quello di Mora si rifiutò perchè non aveva le qualità necessarie per farlo. Era diventata una scienza fare leggi a proprio piacimento, interpretare leggi particolari come generali. Entrambi vennero arrestati, interrogati e torturati, ma continuarono a negare e vennero rilasciati. Nelle carceri si trovò Pietro Verdeno, nato a Saragozza e accusato di furto. Secondo la legge romana non si poteva iniziare dalla tortura, e concedere di torturare senza validi indizi era la stessa cosa. Chi è il Padilla? Il capitano di giustizia e il notaio si recarono in via della Vetra, trovando muri bruciati o appena imbiancati, perchè li si riteneva unti. Disse poi un nome reale, Giulio Sanguinetti, banchiere. Nelle riforme che avvengono per gradi, i primi che modificano pensano di fare una grande cosa, mentre chi viene dopo accusa gli autori, trovando la legge ancora cattiva. Da questa “colonna infame” Manzoni prende il titolo per la sua opera. Chiesero poi a Mora chi fosse la persona grande; riuscirono a fargli dire il nome dopo un confronto col Piazza, portandolo a dire ciò che volevano. Inizialmente il Mora, arrestato col figlio, pensò che fossero venuti perche' distribuiva un unguento senza licenza. Guglielmo Piazza and Giacomo Mora are depicted as two city's artisans (really only Mora, a barber, was an artisan while Piazza was a sanity officer). Sia il Piazza, commissario di sanità, sia il Mora, barbiere, invece vengono arrestati e poi torturati: inizialmente non confessano nulla, ma alla fine, stremati dalle torture, confessano quello che si sospettava avessero fatto (“dic quid me velis dicere”). E’ possibile dividere la vicenda in 3 macrosequenze, che ci aiuteranno nella datazione. Riferisce infine che l’edizione dell’opera del Verri ha tardato decenni, forse perché avrebbe minato all’autorità del Senato, che era allora presieduto da suo padre. Nonostante ciò il Vedano, nominato solo da Baruello perchè era l’unico che conoscesse direttamente Padilla, fu torturato il giorno della morte di Baruello. A Manzoni Storia della colonna infame. Il primo a nominarlo è il Piazza di sua spontanea volontà per cercare di salvarsi; lo accusa di essere la persona grande che aveva finanziato le unzioni. Non fu più interrogato e all’assoluzione del Padilla seguì la sua. Che ne dissero? Manzoni ritiene che Pietro Verri sia caduto in questo errore, enfatizzando l’iniquità delle leggi e la colpa degli autori, vedendo però a posteriori gli avvenimenti nel complesso. Alcuni fatti importanti per l’inchiesta avvengono in questi capitoli: abbiamo innanzitutto l’accusa del Piazza contro il Baruello e altri due arrotini amici del Mora, Girolamo e Gaspare Migliavacca, additati come complici e arrestati il 27 Giugno. Proprio l’insistenza su questi termini (“non è verosimile”) serve ai giudici per cercare di costruire i presupposti legali e formali per applicare la tortura. Mora credeva che la sua accusa fosse di aver fabbricato l’unguento contro la peste senza licenza. Nel 1842 Alessandro Manzoni pubblica un breve saggio storico, dal titolo Storia della Colonna Infame.L’opera, nata in seno al Fermo e Lucia, sviluppata come appendice ai Promessi sposi e infine diventato titolo autonomo, narra il processo iniziato a Milano nel 1630 contro l’ispettore della sanità Guglielmo Piazza e il barbiere Gian Giacomo Mora. Venne catturato e torturato insieme all’altro banchiere accusato da Piazza, ma continuarono entrambi a sostenere la propria innocenza; vennero quindi rilasciati. Il delitto del Mora era diventato verosimile e lo condannarono come colpevole. Il processo al Padilla dura circa due anni, dopo i quali viene assolto. Interrogato, il Piazza ne nominò un altro, Girolamo Turcone. Inizialmente Manzoni voleva presentare tutte queste opinioni, ma poi ha optato per le più importanti. Manzoni specifica nella premessa alla Colonna Infame di voler riesaminare l’intera vicenda che già aveva trattato il Verri nel suo “Osservazioni sulla tortura” e di volerne emendare gli errori non per la maggior grandezza sua ma per la diversa prospettiva che si acquisisce con lo scorrere del tempo. It is 1630, and a devastating plague has descended upon the city of Milan. 1972. Tuttavia l’ingiustizia poteva essere vista da chi la commetteva e se si sono comportati in questo modo è stata per loro decisione. Dopo lunghe ricerche, le autorità individuarono Pietro Verdeno di Saragozza come colpevole; lo torturarono, ma lui continuò a sostenere di essere stato a Napoli nel periodo delle unzioni e venne rilasciato. La Colonna infame, quinto capitolo. Qualche giorno prima il barbiere Giangiacomo Mora gli aveva detto che gli avrebbe fornito un unguento contro la peste. Afterwards, a pillar (The Infamous Column of the title) is erected in the square which beheld their execution, with a warning for the masses, to guard against eruptions of public hysteria ever again. Naturalmente, dopo c’è solo l’indimenticabile “Storia della Colonna Infame”, di Alessandro Manzoni. Introduzione. Dato che non si poteva torturarlo ulteriormente, l’auditore fiscale della Sanità, dietro ordine del Senato, offrì l’impunità, a costo che dicesse la verità. In occasione delle torture i giudici forzarono l’interpretazione della legge, perchè la questione non era ben definita e hanno sfruttato ciò per torturare, ottenere confessioni e compiacere il popolo. Tuttavia quando sospetto e esasperazione non sono frenati da ragione e carità, la moltitudine esegue da sé la sentenza, prendendo per colpevoli degli innocenti, come è successo anche per gli incendi in Normandia. Il momento in cui scrive non è quello più adatto a farne la storia in modo imparziale, dato che si sta sovvertendo un sistema. Allora ricorsero all'espediente degli inverosimili: uno fu il fatto che il Mora continuasse a negare di essere amico del Piazza e che egli fosse mai stato a casa sua, mentre glia aveva al contrario promesso l'unguento presunto salvifico; l'altro fu il fatto che non desse una spiegazione sufficiente del motivo per cui aveva strappato il biglietto. It is this matter which he takes up in “La Storia della Colonna infame.” 6: One morning in June, 1630, a woman standing at a window in Milan saw a man enter the street della Vetra de Cittadini. Primo capitolo. Chi altri fu denunciato dal Mora? Il servitore aveva parlato con Mora, che gli aveva detto che non aveva mai parlato con uno spagnolo e che non avrebbe riconosciuto Padilla se l’avesse visto; aveva sentito il suo nome e l’aveva ripetuto. La storia della Storia della colonna infame. Capitolo VI-Processo a Baruello e Padilla. C’è qualche personaggio che resiste alla tortura? Piazza poi ritratta: conosceva Mora, gli aveva dato l’unguento e sapeva che era mortale, con lui c’erano altre persone di cui non ricordava il nome. Contesto storico e responsabilità individuale. Le difese del Padilla furono presentate in tre volte, tra 1631 e 1632; il suo processo infatti durò 2 anni. Ripete dunque la versione ufficiale e falsa. Giulio Albonico. Mora dice ai giudici di chiedere a Piazza il motivo del delitto, perchè lui non c’entrava; li rimette a un altro perchè possano chiarirsi come mai un solo motivo possa averlo spinto al delitto. In quanto contemporaneo alla vicenda gli fu chiaro da che parte stava la verità, ma sempre in quanto tale non poté sostenere apertamente la sua opinione, cosa che l’avrebbe portato allo scontro con l’idea dominante del popolo, appoggiata dai potenti e alla condanna del libro. Il senato rodinò di interrogare nuovamente senza tortura sia Mora che Piazza, per far spiegare meglio le cose confessate e aggiungere eventuali complici; avevano poi 3 giorni per presentare le difese. Manzoni apre una digressione per spiegare come tutta la “Storia del regno di Napoli” sia interamente copiata del Nani e dal Parrino. Si inventò storie una più inverosimile dell’altra e non gli credettero. Proprio perché non esistono basi attendibili per autorizzare la tortura, i giudici si concentrano sulle “inverosimiglianze” del suo interrogatorio: il Piazza afferma di non sapere degli imbrattamenti sulle muraglie delle case e di conoscere soltanto di vista dei deputati con cui si era trovato in una parrocchia (quest’ultimo fatto è ininfluente ai fini del processo). Su quali basi venne autorizzata la tortura del Piazza? A quanto pare ha scelto di mentire prima, per conquistarsi la fiducia del lettore abituato all’opinione comune e poi spingerlo verso la verità, una strategia criticata dal Manzoni. Egli riteneva che la presenza di un “pesce grosso”, quale era il Padilla, nella rete della giustizia avrebbe permesso ai “pesci piccoli” come lui di salvarsi. Pochi anni prima di quando Manzoni aveva scritto, in occasione dell’epidemia del colera, persone istruite non si erano comportate nello stesso modo, credendo a cose del genere, anzi cercarono di combatterle. Prima di essere condannati chiesero di incontrare dei religiosi. Egli affermava di aver ricevuto ordine dal barbiere di ungere in cambio della promessa di un'ingente somma di denaro. Ricostruisci i tempi dell’ìnquisizione (Teo). Bisognava chiedergli di ritrattare o essere torturato: se avesse scelto la tortura l’accusa era vera e l’infamia tolta. Alla domanda dei giudici sul perchè non avesse confessato prima, Piazza rispose che era a causa dell’acqua datagli da Mora, che gli provocava troppe sofferenze. Viene poi citato Pietro Giannone, che ha semplicemente copiato l’opera del Nani a questo riguardo. Pubblichiamo la seconda parte della serie dedicata alla Storia della Colonna infame di Alessandro Manzoni, a cura di Virginia Fattori.Qui la prima puntata.. di Virginia Fattori. Tuttavia cerca con allusioni e anche lievi modificazioni dei fatti di mettere i condannati sotto una luce migliore. Vi proponiamo la prima parte del Settimo Capitolo dell’opera di Alessandro Manzoni Tuttavia con Piazza cominciarono dalla tortura: non volevano una verità, ma una confessione, dato che ormai tutti lo ritenevano colpevole e le autorità avevano un’immagine da difendere. L’unica citazione poetica è del Parini, che sostiene ancora una volta la sentenza dei giudici, scagliandosi contro gli untori. .... Manzoni ritiene che questi privati e non legislatori, dopo aver attinto a varie leggi o all’idea universale di diritto, idearono una legislatura criminale, o aprirono la strada per questo. Cinematography. Baruello prima era stato accusato dal Piazza di essere un compagno del Mora, poi dal Mora d’essere un compagno di Piazza, poi da entrambi di aver ricevuto denari per spargere l’unguento del Mora, poi da Girolamo Magliavacca di aver composto lui stesso un unguento. Interpretando gli uomini tendono a consigliare cose più inique di quelle che può consigliare l’arbitrio; la molteplicità e lo sminuzzamento delle regole è indizio dell’intenzione di restingere l’arbitrio e guidarlo secondo la ragione e verso la giustizia. Tuttavia Manzoni rispetto a Verri afferma che nonostante la condanna sia stata emessa in un’ epoca caratterizzata da ignoranza e la giustizia fosse inadeguata, la sentenza avrebbe potuto avere esiti diversi, quindi questi fattori non possono essere usati come una giustificazione. Manzoni nell’ introduzione per prima cosa descrive brevemente l’ accaduto dicendo che già Pietro Verri aveva trattato l’episodio in “Osservazioni sulla tortura”, con lo scopo di ricavare un argomento contro la tortura, che aveva portato alla confessione di un delitto impossibile. Padilla venne processato come capo dell’operazione ma alla fine assolto. Il Mora continuava a ripetere le stesse cose, appunto giudicate contraddittorie o insufficienti: che egli conosceva appena il Piazza e che aveva strappato il biglietto senza badarci, in preda alla confusione ingeneratagli dal momento, e che se avessero ricomposto il foglio e letto il contenuto sarebbe stato probabilmente in grado di spiegare cosa fosse (cosa che non venne fatta). Torturarono Piazza la prima volta nonostante il diritto romano dicesse che non era possibile cominciare dalla tortura e se ciò fosse concesso, sarebbe stato solo in conseguenza di indizi verosimili e chiari. Rileggere La storia della Colonna Infame di Alessandro Manzoni. Mora e Baruello erano gli unici ad aver deposto di essere venuti a contatto con lui, indicando anche i tempi degli incontri; in nessuno dei due periodi inventati Padilla era a Milano. Quanto alla Storia della colonna infame , sono illuminanti le parole di Giuseppe Rovani che, ne La mente di Alessandro Manzoni (Rovani, 2002, 544 ss. Esaminarono la scena e parlarono con le persone. Cultura; 27 Marzo 2020. Spinola morì durante l’assedio di Casale il 25 Settembre, di malattia. Mora inizialmente aveva confermato l’esistenza di una persona che gli aveva dato i soldi, tuttavia ha nominato Padilla solo dopo un confronto con Piazza, in cui gli è stato fatto capire cosa si voleva che dicesse. Qual è il giudizio che Manzoni dà delle affermazioni del Verri? Storia della colonna infame. Il manoscritto è una copia letterale dell’estratto, mentre nel testo stampato sono state omesse alcune parti. Chiesto a Mora perchè avesse dato il vasetto a Piazza, rispose per interesse; conosceva gli altri presunti complici, ma non bene. Mora denunciò inoltre il banchiere Giulio Sanguinetti, che sosteneva avesse dato dei soldi al Piazza. Sotto minaccia di tortura, disse che avrebbe mantenuto la deposizione del giorno prima. Sostenne di essere a Napoli in quel periodo e confermò le sue parole anche se messo alla tortura. Carlo Vedano, accusato dal Baruello di essere stato l’intermediario tra lui e il Padilla, fu torturato ma resistette, era l’unico che davvero conosceva il Padilla. Che cosa accadde di loro? Piazza venne torturato di nuovo il 23 Giugno per ordine del Senato con la legatura del canapo (mani tirate su con una corda e sei appeso, si slogano spalle e polsi): la legge non venne applicata a torto, venne proprio ignorata. A short summary of this paper. Negò, un prete lo raccomnadò a un membro del senato e gli venne offerta l’impunità, che accettò l’11 settembre. Fornisci dettagliatamente almeno due circostanze in cui i giudici forzarono l’interpretazione della legge (Ciano). Il Mora però nella concitazione del momento la stracciò; i pezzi vennero poi raccolti ed utilizzati al processo. Negli statuti di Milano si diceva che si poteva utilizzare la tortura solo quando l’accusa fosse confermata dalla fama, ci fossero indizi e il delitto portasse a pena di sangue.